Chi minaccia l’esistenza dell’Azienda Faunistica?

 

Da qui a sostenere che la nostra domanda rischia di far chiudere l’Azienda Faunistica, come molti nostri detrattori vogliono far credere, riteniamo che ce ne corra e che solo persone in malafede ed interessate possano sostenerlo.

Se l’Azienda dovesse chiudere sarà invece per come è stata amministrata fino ad ora, per l’arroganza e l’immotivata supponenza con cui l’amministrazione si è rapportata e si rapporta con tutto quello che le è esterno, si tratti di semplici cittadini con le loro richieste o di esigenze di legge da rispettare.

Vale per loro quello che generalmente si dice in questi casi: chi è causa dei suo mal (se mal sarà) pianga se stesso.

Ricordiamo che la nostra associazione ha fra i suoi scopi anche quello di individuare e promuovere lo sviluppo delle risorse economiche del territorio e tale consideriamo la caccia, che riteniamo possa avere un ruolo importante purché sia gestita con criteri di efficienza, trasparenza e nel rispetto dei regolamenti e di tutti coloro i quali con la concessione dei loro terreni ne consentono l’esistenza.

Sono quindi pretestuose e destituite di ogni fondamento le accuse di chi ci attribuisce la volontà di affossare l’azienda e invitiamo tutta la cittadinanza, ma soprattutto i cacciatori, a riflettere sulla possibilità e necessità di un modo migliore di gestire questa risorsa.

E’ con queste convinzioni che vediamo con favore il fatto che a Sillano si discuta di una nuova azienda con caratteristiche organizzative e gestionali maggiormente adatte allo scopo.

Ai fini di chiarezza, ribadiamo ai nostri accusatori che, qualora lo volessero, da parte nostra siamo disponibili a un confronto, ad una sola condizione: che ciò sia pubblico.

A complemento d’informazione vi invitiamo a leggere quanto scritto da Roberto Pagani, ex sindaco del Comune di Sillano, che, approfittando di questa vicenda, coglie l’occasione per scagliarsi nuovamente contro il Presidente del comitato ASBUC di Sillano con toni che si commentano da soli.

Lo scritto, affisso nelle bacheche e nei locali pubblici del Comune, ci dà l’occasione di rivendicare alcune nostre convinzioni:

- la gestione dei beni pubblici, o comunque di beni che riguardano la collettività (e l’ex sindaco dovrebbe saperlo bene), non è un affare privato di pochi ma, al contrario, richiede il rispetto di quelle regole che stabiliscono i termini entro i quali alcuni amministrano, a nome di tanti, un bene collettivo e garantiscono a tutti i cittadini la possibilità di conoscere e valutare le modalità di gestione.

- la volontà di denigrare le persone che pongono domande e tentano di aprire le “stanze dei bottoni” allo sguardo dei cittadini è indice dell’incapacità, e forse anche del timore, di confrontarsi e dell’idea che un territorio si gestisce meglio se le persone sono ubbidienti, private della parola e fedeli seguaci del pifferaio magico di turno.

- lo sviluppo di una comunità è reso possibile dal confronto e la possibilità di chiedere conto a chi amministra dei beni collettivi del proprio operato è la condizione di base senza la quale non c’è democrazia e partecipazione.

Questa è la vera posta in gioco per la nostra comunità, oggi con la vicenda dell’Azienda Faunistica, domani con quella delle ASBUC.

Sillano, Luglio 2013